In Italia, il carcinoma del collo dell’utero è al quinto posto per numero di casi/anno dopo il tumore della mammella, del colon retto, del polmone e dell’endometrio, con circa 3.500 nuovi casi. In generale, tuttavia, mentre nei Paesi industrializzati è relativamente raro, grazie alla diffusione del Pap test, in molti Paesi in via di sviluppo è al primo posto per incidenza, nella fascia di età compresa tra i 35 e i 45 anni.
Fattori di rischio
Il tumore della cervice uterina è preceduto nel tempo da alterazioni del tessuto di rivestimento interno (epitelio), chiamate displasie. Alcune displasie possono regredire spontaneamente o restare stabili senza provocare danni all’organismo, mentre una piccola parte di esse può trasformarsi in un tumore vero e proprio, impiegando circa 10-15 anni.
E’ oramai noto che la causa necessaria, ma non sufficiente, per sviluppare il tumore del collo dell’utero è l’infezione persistente da parte di alcuni tipi di virus denominati Papillomavirus (o HPV), di cui si conoscono 100 tipi e dei quali almeno 80 possono infettare l’uomo. Sono virus a prevalente trasmissione sessuale molto diffusi tra le donne, in prevalenza tra le fasce di età più giovani (in Europa un’alta percentuale delle ragazze tra i 15 e i 17 anni è già venuta in contatto con il virus), dove però ha più spesso (nell’80% dei casi) un carattere transitorio e un’evoluzione favorevole (cioè l’infezione regredisce spontaneamente). Quando l’infezione da HPV scompare, anche il rischio scompare.
Tuttavia, in presenza di altre condizioni predisponenti che sono solo in parte conosciute (esempio scarsa igiene intima, attività sessuale precoce, partner numerosi, fumo di sigaretta, uso prolungato di contraccettivi orali, HIV, immunodepressione, ecc.), l’infezione da HPV può provocare nell’epitelio la trasformazione tumorale. In caso di infezione persistente da HPV il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza del carcinoma può raggiungere anche i 15-20 anni. È importante, inoltre, sapere che molte persone che contraggono l’infezione da HPV non presentano segni clinici e non hanno sintomi e, quindi, possono trasmettere il virus a loro insaputa.
Prevenzione
Solo l’esecuzione del PAP test permette di individuare la stragrande maggioranza dei tumori del collo dell’utero in fase iniziale. L’esame clinico ginecologico (comprensivo dell’osservazione “a occhio nudo” della cervice attraverso l’esame con lo speculum) è positivo solo nei casi di carcinomi ben evidenti ed in stadio avanzato. In presenza di anormalità cellulari riscontrate al PAP test è necessario eseguire un esame chiamato “colposcopia”, nel corso del quale è possibile effettuare prelievi citologici e/o bioptici (cioè, prelievi di cellule e/o frammenti di tessuto), ed eseguire eventualmente anche l’HPV test, un esame di biologia molecolare in grado di identificare il DNA di alcuni sottotipi virali maggiormente responsabili dell’insorgenza del tumore.
Diagnosi precoce
In alcuni casi il tumore della cervice uterina si può manifestare con piccole perdite vaginali di sangue, in particolare dopo un rapporto sessuale. Tuttavia il tumore, soprattutto nelle fasi iniziali, è frequentemente asintomatico. Pertanto il PAP test, associato eventualmente alla visita ginecologica, rimane lo strumento più efficace per una corretta diagnosi precoce.
Come detto in precedenza, l’esame ginecologico è in grado di osservare tumori francamente evidenti.
Chi deve sottoporsi periodicamente all’esecuzione del Pap test?
In base ai programmi di screening attivi sul nostro territorio nazionale, tutte le donne a partire dai 25 anni di età e sino al 64° anno ogni 3 anni. Nelle donne più giovani le linee guida americane consigliano di datare il primo controllo entro 3 anni dall’inizio dei rapporti sessuali.
Cos’è il Pap test?
È un esame semplice e non doloroso. Si esegue prelevando con una spatola e uno spazzolino il materiale presente sul collo dell’utero, che viene “strisciato” e fissato su un vetrino e quindi analizzato in laboratorio. Perché riesca al meglio, il test va eseguito: ad almeno tre giorni dalla fine delle mestruazioni e in assenza di perdite di sangue; astenendosi da rapporti sessuali nei due giorni prima dell'esame; evitando ovuli, creme o lavande vaginali nei tre giorni precedenti il test.
Attualmente disponiamo anche di un vaccino diretto contro l’HPV (tipo 16 e 18). Il programma vaccinale è gratuito, programmato dal Ministero della Salute, ed è diretto alle adolescenti di 12 anni di età. Per le altre fasce di età ci si può rivolgere alla ASL di competenza e, comunque, la vaccinazione è autorizzata fino al 26° anno di età.
a cura del Dr. Vincenzo Catalano